Tra passato e presente: lirismo, poesia e surrealismo nel cinema di Jia Zhang Ke
[pellicole -21]
(a tutti i cinefili discreti e silenziosi)
Jia Zhang-Ke è un esponente attivo del cinema indipendente cinese. Nato nel 1970 a Fengyang, una piccola città della provincia dello Shanxi a diciotto anni intraprende studi di pittura e si interessa alla letteratura scrivendo il suo primo romanzo nel 1991. Due anni dopo entra all’accademia di cinema di Pechino dove si laurea. Nel 1995 fonda il gruppo cinematografico sperimentale giovanile: la prima organizzazione indipendente del genere in Cina. L’esordio per questo giovane cineasta avviene con diversi film che trattano dell’urbanizzazione della Cina settentrionale e continua poi con “Il mondo” del 2004 che si occupa invece della vita in un megalitico parco divertimento tematico a Pechino. Per girare il mondo non servono tempo e soldi.
È tutto bello e pronto alla periferia di Pechino: in scala ridotta ci sono la tour Eiffel le Piramidi il Taj Mahal. “Il Mondo” è un mastodontico parco di divertimenti tematico in cui migliaia di ragazzi e ragazze ci lavorano tra attori guardiani e umanità varia. Vivono insieme nel Mondo, lì nascono e muoiono amori gelosie speranze. Questo film è una riflessione profonda sull’alienazione umana in una metropoli impazzita come Pechino. E’ lo sguardo di Jia Zhang-Ke che si posa su un luogo non-luogo che sarebbe una perfetta ambientazione per un epopea del post moderno. Nel 2006 è la volta di “Still life”, letteralmente natura morta, che vince il Leone d’oro alla mostra cinematografica di Venezia. “Still life” mostra la Cina moderna con i suoi cambiamenti, la sua povertà, lo sviluppo economico che ha toccato solo marginalmente le classi più povere, per esempio tutti ora hanno il cellulare, ma non tutti possono permettersi una vita dignitosa. L’incipit di questo meraviglioso film è dato da una carrellata di visi solcati dalla fatica e da inquadrature di corpi abbrutiti dal lavoro e dalle privazioni. Questo film narra delle storie di Han Sanming, un minatore dello Shanxi, che si reca a Fengjie in cerca della ex moglie che non vede da sedici anni e dell'infermiera Shen Hong, alla ricerca del marito che non torna a casa da due anni. Queste storie servono ad analizzare l'impatto che la costruzione della diga delle Tre Gole ha avuto sulla popolazione del vecchio villaggio di Fengjie, in parte già sommerso, anche se entrambi sono alla ricerca di una persona cara, le loro vite e la loro ricerca sono profondamente diverse. Gli oggetti inanimati, appunto gli “still life”, che caratterizzano i capitoli in cui è diviso il film, simboleggiano la possibilità di socializzazione con le altre persone ed evidenziano come Han Sanming venga emarginato e vengano rifiutati i liquori e le sigarette che lui offre, mentre Shen Hong, non offre nulla agli altri ma tiene per sé il the che ha trovato. L'integrazione di Han avverrà attraverso il dono di una caramella e da quel momento troverà una grande solidarietà tra i suoi compagni di lavoro, tanto che andrà via con loro, mentre alla fine Sheng andrà via sola. I due protagonisti potrebbero rappresentare anche i due aspetti della nuova Cina: quella che rimane ancorata al passato, che sarà sommersa come lo è stata la città, e il presente di chi come Shen si lascia tutto alle spalle. Spiazzano, in un film così ancorato alla realtà da sembrare quasi uno studio socio-etnografico, gli elementi extraterrestri e surreali che ogni tanto compaiono nel film. Dunque due tristi storie d’amore e lontananza. Nel villaggio di Fengjie, luogo desolato e sommerso dall’acqua a causa della costruzione della diga delle Tre Gole, Han Sanming è un uomo che giunge con l’obiettivo di ritrovare la moglie e la figlia ma si ritrova a lavorare come demolitore per potersi permettere il soggiorno. Shen Hong invece è un’infermiera alla ricerca del marito che fa l’ingegnere a Fengjie e che non vede da due anni e sul quale scoprirà verità poco piacevoli che la porteranno a un’importante scelta di vita. “Still life” narra di due storie d’amore con uno stile essenziale e minimalista che fa da contrappunto a uno spaccato sulla realtà sociale della Cina odierna. In questo scenario arido, ritratto dal regista con timore e sentita partecipazione attraverso una macchina da presa delicata e spesso immobile, si consumano queste due storie sommesse, sussurrate e silenziose. La telecamera segue il tono emotivo della vicenda, accordandosi ai sentimenti dei due protagonisti che non urlano il proprio dolore. L’impressione che deriva da queste immagini liriche poetiche e surreali è di commossa partecipazione che, insieme all’acqua che ha sommerso il villaggio di Fengjie, pare aver investito il cuore dei suoi abitanti e dei due visitatori. Il vecchio villaggio di Fengjie, é stato abbandonato perchè al centro di un territorio dove é stata costruita un'immensa diga ed è completamente sommerso dall’acqua. Un minatore ritorna al suo vecchio paese in cerca dell'ex moglie e quando s'incontrano decidono di risposarsi. Shen Hong, un'infermiera torna a Fengjie per cercare il marito che non si fa vedere da due anni, ma, dopo aver ballato insieme decide di lasciarlo e gli chiede il divorzio. Han Sanming compie in nave tutto il viaggio dallo Shanxi fino a Fengjie con il solo scopo di ritrovare la figlia che non ha mai visto. L’unico indizio che ha è un pacchetto di sigarette con scritto l’indirizzo della sua ex moglie. Comincia così il suo peregrinare per la città. Shen Hong invece con l’aiuto di un vecchio amico del marito riuscirà a rivedere lo stesso e ad annunciargli la propria decisione a proposito del loro matrimonio. Han scopre che la via dove abitava la moglie è stata sommersa dall’acqua nella prima fase di costruzione della diga. Quindi in attesa di trovare moglie e figlia, inizia a lavorare come demolitore insieme ad altri operai che fanno letteralmente a pezzi quegli edifici che sono stati sfollati perchè saranno sommersi dalle acque imprigionate dalla mastodontica diga. Shen scopre gli altarini del marito, ingegnere a capo del progetto di demolizione della parte della città che verrà sommersa ha una relazione con un’altra donna. Come nelle scatole cinesi viene fuori che Han è stato abbandonato da una moglie che aveva comprato per 3000 yuan, dopo essere stato scoperto dalle autorità. In Cina infatti, specialmente nelle regioni povere, le donne in eccesso vengono vendute al migliore offerente. Nonostante ciò Han è un marito di molto migliore rispetto a quello di Shen e il finale della sua storia renderà giustizia alla sua bontà. Il marito illegittimo ma buono viene perdonato, il marito leggittimo ma fedifrago viene punito. Quello di “Still life” è un cinema fatto di silenzi e commossa partecipazione al dramma di queste persone filmate e narrate: sembrerebbe quasi che nello stesso modo in cui la città è stata sommersa dall’acqua, così anche il calore dei suoi abitanti è stato ricoperto da strati e strati di progresso. La critica è sottile e quasi sussurrata, niente a che vedere con urla ed insulti, la vicenda si dipana sullo sfondo di due storie d’amore. Le scene che mi si sono impresse come fotografie nella mente sono: Shen Hong pensierosa che volge lo sguardo verso lo stupendo panorama delle Tre Gole deturpato da una torre in cemento armato e d’improvviso quasi come a rispondere ai desideri della ragazza, l’orribile torre decolla come farebbe un’astronave restituendo agli occhi ed all’anima lo splendido panorama, e quella di Han Sanming che conclusa la sua ricerca, sta per tornare alla miniere della natia Shanxi e sullo sfondo un operaio equilibrista passa da un edificio in demolizione all’altro camminando su un filo sospeso nel vuoto. Quest’ultima è una potente immagine-metafora della Cina di oggi, paese che sta in equilibrio tra antico e moderno, tra conservazione del paesaggio e sviluppo tecnologico. Proprio come un equilibrista, il confine tra il restare in equilibrio e il cadere è molto labile. Come mostra il film, sulla stampa di alcune banconote vi è da una parte l'immagine di Mao e dall'altra quella delle Tre Gole. Per realizzare l'immensa opera è necessario sommergere la città di Fengjie. La fine di questo luogo è vista con gli occhi di due persone entrambe alla ricerca del partner e mostra in effetti l’altra faccia del miracolo economico: la diga sommergerà una zona tanto bella da finire anche sulla carta di una banconota. Questo film racconta di un’umanità che non immagina nemmeno lontanamente l’esistenza del “diritto alla felicità”, con una commozione ed un lirismo che tocca i vertici della poesia per immagini ed ove non mancano tocchi di surrealismo come ad esempio l’uomo nella valigia o il disco volante.
Jia Zhang-Ke è un esponente attivo del cinema indipendente cinese. Nato nel 1970 a Fengyang, una piccola città della provincia dello Shanxi a diciotto anni intraprende studi di pittura e si interessa alla letteratura scrivendo il suo primo romanzo nel 1991. Due anni dopo entra all’accademia di cinema di Pechino dove si laurea. Nel 1995 fonda il gruppo cinematografico sperimentale giovanile: la prima organizzazione indipendente del genere in Cina. L’esordio per questo giovane cineasta avviene con diversi film che trattano dell’urbanizzazione della Cina settentrionale e continua poi con “Il mondo” del 2004 che si occupa invece della vita in un megalitico parco divertimento tematico a Pechino. Per girare il mondo non servono tempo e soldi.
È tutto bello e pronto alla periferia di Pechino: in scala ridotta ci sono la tour Eiffel le Piramidi il Taj Mahal. “Il Mondo” è un mastodontico parco di divertimenti tematico in cui migliaia di ragazzi e ragazze ci lavorano tra attori guardiani e umanità varia. Vivono insieme nel Mondo, lì nascono e muoiono amori gelosie speranze. Questo film è una riflessione profonda sull’alienazione umana in una metropoli impazzita come Pechino. E’ lo sguardo di Jia Zhang-Ke che si posa su un luogo non-luogo che sarebbe una perfetta ambientazione per un epopea del post moderno. Nel 2006 è la volta di “Still life”, letteralmente natura morta, che vince il Leone d’oro alla mostra cinematografica di Venezia. “Still life” mostra la Cina moderna con i suoi cambiamenti, la sua povertà, lo sviluppo economico che ha toccato solo marginalmente le classi più povere, per esempio tutti ora hanno il cellulare, ma non tutti possono permettersi una vita dignitosa. L’incipit di questo meraviglioso film è dato da una carrellata di visi solcati dalla fatica e da inquadrature di corpi abbrutiti dal lavoro e dalle privazioni. Questo film narra delle storie di Han Sanming, un minatore dello Shanxi, che si reca a Fengjie in cerca della ex moglie che non vede da sedici anni e dell'infermiera Shen Hong, alla ricerca del marito che non torna a casa da due anni. Queste storie servono ad analizzare l'impatto che la costruzione della diga delle Tre Gole ha avuto sulla popolazione del vecchio villaggio di Fengjie, in parte già sommerso, anche se entrambi sono alla ricerca di una persona cara, le loro vite e la loro ricerca sono profondamente diverse. Gli oggetti inanimati, appunto gli “still life”, che caratterizzano i capitoli in cui è diviso il film, simboleggiano la possibilità di socializzazione con le altre persone ed evidenziano come Han Sanming venga emarginato e vengano rifiutati i liquori e le sigarette che lui offre, mentre Shen Hong, non offre nulla agli altri ma tiene per sé il the che ha trovato. L'integrazione di Han avverrà attraverso il dono di una caramella e da quel momento troverà una grande solidarietà tra i suoi compagni di lavoro, tanto che andrà via con loro, mentre alla fine Sheng andrà via sola. I due protagonisti potrebbero rappresentare anche i due aspetti della nuova Cina: quella che rimane ancorata al passato, che sarà sommersa come lo è stata la città, e il presente di chi come Shen si lascia tutto alle spalle. Spiazzano, in un film così ancorato alla realtà da sembrare quasi uno studio socio-etnografico, gli elementi extraterrestri e surreali che ogni tanto compaiono nel film. Dunque due tristi storie d’amore e lontananza. Nel villaggio di Fengjie, luogo desolato e sommerso dall’acqua a causa della costruzione della diga delle Tre Gole, Han Sanming è un uomo che giunge con l’obiettivo di ritrovare la moglie e la figlia ma si ritrova a lavorare come demolitore per potersi permettere il soggiorno. Shen Hong invece è un’infermiera alla ricerca del marito che fa l’ingegnere a Fengjie e che non vede da due anni e sul quale scoprirà verità poco piacevoli che la porteranno a un’importante scelta di vita. “Still life” narra di due storie d’amore con uno stile essenziale e minimalista che fa da contrappunto a uno spaccato sulla realtà sociale della Cina odierna. In questo scenario arido, ritratto dal regista con timore e sentita partecipazione attraverso una macchina da presa delicata e spesso immobile, si consumano queste due storie sommesse, sussurrate e silenziose. La telecamera segue il tono emotivo della vicenda, accordandosi ai sentimenti dei due protagonisti che non urlano il proprio dolore. L’impressione che deriva da queste immagini liriche poetiche e surreali è di commossa partecipazione che, insieme all’acqua che ha sommerso il villaggio di Fengjie, pare aver investito il cuore dei suoi abitanti e dei due visitatori. Il vecchio villaggio di Fengjie, é stato abbandonato perchè al centro di un territorio dove é stata costruita un'immensa diga ed è completamente sommerso dall’acqua. Un minatore ritorna al suo vecchio paese in cerca dell'ex moglie e quando s'incontrano decidono di risposarsi. Shen Hong, un'infermiera torna a Fengjie per cercare il marito che non si fa vedere da due anni, ma, dopo aver ballato insieme decide di lasciarlo e gli chiede il divorzio. Han Sanming compie in nave tutto il viaggio dallo Shanxi fino a Fengjie con il solo scopo di ritrovare la figlia che non ha mai visto. L’unico indizio che ha è un pacchetto di sigarette con scritto l’indirizzo della sua ex moglie. Comincia così il suo peregrinare per la città. Shen Hong invece con l’aiuto di un vecchio amico del marito riuscirà a rivedere lo stesso e ad annunciargli la propria decisione a proposito del loro matrimonio. Han scopre che la via dove abitava la moglie è stata sommersa dall’acqua nella prima fase di costruzione della diga. Quindi in attesa di trovare moglie e figlia, inizia a lavorare come demolitore insieme ad altri operai che fanno letteralmente a pezzi quegli edifici che sono stati sfollati perchè saranno sommersi dalle acque imprigionate dalla mastodontica diga. Shen scopre gli altarini del marito, ingegnere a capo del progetto di demolizione della parte della città che verrà sommersa ha una relazione con un’altra donna. Come nelle scatole cinesi viene fuori che Han è stato abbandonato da una moglie che aveva comprato per 3000 yuan, dopo essere stato scoperto dalle autorità. In Cina infatti, specialmente nelle regioni povere, le donne in eccesso vengono vendute al migliore offerente. Nonostante ciò Han è un marito di molto migliore rispetto a quello di Shen e il finale della sua storia renderà giustizia alla sua bontà. Il marito illegittimo ma buono viene perdonato, il marito leggittimo ma fedifrago viene punito. Quello di “Still life” è un cinema fatto di silenzi e commossa partecipazione al dramma di queste persone filmate e narrate: sembrerebbe quasi che nello stesso modo in cui la città è stata sommersa dall’acqua, così anche il calore dei suoi abitanti è stato ricoperto da strati e strati di progresso. La critica è sottile e quasi sussurrata, niente a che vedere con urla ed insulti, la vicenda si dipana sullo sfondo di due storie d’amore. Le scene che mi si sono impresse come fotografie nella mente sono: Shen Hong pensierosa che volge lo sguardo verso lo stupendo panorama delle Tre Gole deturpato da una torre in cemento armato e d’improvviso quasi come a rispondere ai desideri della ragazza, l’orribile torre decolla come farebbe un’astronave restituendo agli occhi ed all’anima lo splendido panorama, e quella di Han Sanming che conclusa la sua ricerca, sta per tornare alla miniere della natia Shanxi e sullo sfondo un operaio equilibrista passa da un edificio in demolizione all’altro camminando su un filo sospeso nel vuoto. Quest’ultima è una potente immagine-metafora della Cina di oggi, paese che sta in equilibrio tra antico e moderno, tra conservazione del paesaggio e sviluppo tecnologico. Proprio come un equilibrista, il confine tra il restare in equilibrio e il cadere è molto labile. Come mostra il film, sulla stampa di alcune banconote vi è da una parte l'immagine di Mao e dall'altra quella delle Tre Gole. Per realizzare l'immensa opera è necessario sommergere la città di Fengjie. La fine di questo luogo è vista con gli occhi di due persone entrambe alla ricerca del partner e mostra in effetti l’altra faccia del miracolo economico: la diga sommergerà una zona tanto bella da finire anche sulla carta di una banconota. Questo film racconta di un’umanità che non immagina nemmeno lontanamente l’esistenza del “diritto alla felicità”, con una commozione ed un lirismo che tocca i vertici della poesia per immagini ed ove non mancano tocchi di surrealismo come ad esempio l’uomo nella valigia o il disco volante.
by Mariano Lizzadro
Etichette: cinema, jia zhang ke, mariano lizzadro
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