7.10.07

Il "mare dentro" di Alejandro Amenabar

[pellicole -22]
Simbolicamente l’acqua è inizio di tutte le cose; l’acqua è ventre, è madre, è nascita, è simbolicamente eros. L’acqua è generazione allora di qualcosa che prende avvio e che dentro di essa si nutre. Questo quando il soggetto della propria vita è consapevolmente immerso e dall’acqua si fa “battezzare” e cullare. I moti dell’anima non sono però quelli in cui siamo immersi ma quelli che ci immergono; l’emotività nella sua totalità è qualcosa che ci possiede fino a prendersi tutto di noi stessi, fino a scuoterci, come fosse un mare dentro; tiepido o burrascoso questo non possiamo stabilirlo. I moti delle maree non si possono controllare. Avete mai pensato a quante onde e risacche in questo istante si rifrangono sulle rocce o violente seppelliscono qualche pezzo di spiaggia che prima sopravviveva? Ecco che la forza generatrice dell’acqua si ribalta nel suo contrario; ecco come si assiste, nella pellicola di Alejandro Amenábar, al declino di un’esistenza che nell’acqua per caso intravede tutto il futuro. La storia si basa su un fatto di cronaca realmente avvenuto: il protagonista è Ramon Sampedro che, a seguito di un incidente resta paraplegico; l’incidente è appunto casuale e altamente simbolico al contempo perché consente al regista la possibilità di scegliere l’acqua come metafora della vita stessa; un grande apeiron entro il quale si gioca la sorte crudele di Ramon visualizzata in forma circolare. Nell’acqua Ramon ha l’incidente: cade e sbatte la testa ad uno scoglio; perde conoscenza e per un attimo (il regista così fa intendere) galleggia e osserva il fondale; osserva la sospensione del proprio corpo e la distanza tra se stesso e il fondo muto. Quando viene tirato su, la sua esistenza si trasforma in qualcosa d’altro; il fondo muto è l’indistinto; è la caducità della sorte; è l’imprevisto che ti coglie un giorno qualunque e ti ribalta tutto nel suo contrario. Così è andata per Ramon; da attore a spettatore di una vita che prende un’altra direzione, una vita che forzatamente gli impone un’altra prospettiva. Ramon dopo l’incidente diventa infermo e il film racconta cosa vuol dire avere il “mare dentro”. Lo spazio e il tempo per Ramon Sampedro diventano due categorie estremamente sfilacciate; ciò che prima si concretizzava nel fare ora invece è trasformato nel non-fare; ciò che prima era considerato il luogo dell’agire, il mondo e tutte le sue direzionalità, ora è un letto. Il tempo diviene esclusivamente il tempo dell’interiorità; lo spazio solo quello dei suoi pensieri. Mare dentro è una pellicola intensa e struggente sul dolore umano ma soprattutto sull’eventualità; sull’imprevisto che ci coglie impreparati: quello che ci mette di fronte a cose a cui non avremmo mai voluto pensare … per esempio alla dignità del vivere e del morire. Amenabar non pare prendere posizione a riguardo; si limita a raccontare una storia, forse come tante, fatta di sofferenza e sogno, di impossibilità e rimpianti, ma è pur sempre una storia: la storia di un uomo che alla fine decide di morire. Una poetica eccezionale quella di Amenabar che ci ha regalato bellissimi cammini spirituali e crudeli al contempo. Da Tesis ad Apri gli occhi a The Others, percorsi molto diversi ma con una cifra comune, quella della dicotomia costante tra noi e noi stessi che a volte sono Altri o semplici incubi. È pur vero che il mare dentro appartiene un po’ a tutti i protagonisti di Amenabar e, come davanti ad uno specchio d’acqua, capiamo ad un tratto che fa parte anche di noi.
by Alessandra Pigliaru

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3 Comments:

Blogger LucaniArt said...

Questa recensione mi è piaciuta molto Alessandra e ho avuto già modo di dirtelo in altra sede: per la competenza, il rigore dell'analisi, ma soprattutto per il senso di condivisione e partecipazione che ne emerge, perchè tutto ciò che accade intorno a noi, "fa parte anche di noi".
Un abbraccio, a rileggerti presto
Mapi

9:37 AM  
Anonymous Anonimo said...

Carissima Mapi, ti ringrazio di nuovo per l'ospitalità e l'apprezzamento ma soprattutto per la condivisione e per la capacità straordinaria che hai di calarti empaticamente nella scrittura dell'Altro; un valore aggiunto questo che fa parte di te; questa recensione, più di tante altre, è stata per me un veicolo di profonde emozioni; sono lieta che riposi anche qui, in questo tuo splendido giardino, custodito dalla tua Bellezza ;)
Un abbraccio, Alessandra

10:42 AM  
Anonymous Anonimo said...

L'ho visto questo film e mi è piaciuto molto.
Ciao Mapi, grazie Alessandra

12:03 AM  

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