24.9.06

Trasgressione critica e viaggio interiore in "El topo" di Jodorovsky

[pellicole -1]
Un uomo vestito tutto di nero (el topo) arriva da lontano su un cavallo nero con un cappello tutto nero, un ombrello nero e dietro di lui c’è il figlio nudo con un cappello e un paio di mocassini marroni. Siamo nel deserto col sole che picchia.
Ed è la presenza di quell’ombrello e la domanda che ci viene spontaneamente ossia: ma che ci fa uno con un ombrello nero sotto il sole del deserto? che da un lato ci rimanda al surrealismo (un particolare che non c’entra niente con il contesto e che serve all’autore per bucare lo schermo rompendo le aspettative dello spettatore a riguardo si vedano ad esempio le mucche che volano di Bunuel! o alcuni quadri di Salvador Dalì) e dall’altro rimanda alla simbologia peculiare di Jodorovsky. Proseguendo in questo breve ed intenso incipit, “el topo” ferma il cavallo prende in braccio il bambino lo fa scendere e questi accovacciato esplica i suoi bisogni fisiologici. Poi ad un certo punto dice al bambino: “Oggi compi sette anni. Sei già un uomo. Sotterra il tuo primo giocattolo ed il ritratto di tua madre.” Mentre il bambino sta eseguendo l’ordine e quindi sta scavando una buca nella sabbia del deserto “el topo” caccia dalla giacca uno strumento a fiato (molto probabilmente si tratta di un flauto di pan) e si mette a suonare. L’incipit termina con i due che si allontanano e con un fermo immagine sul ritratto della madre per metà sotterrato. Una voce fuori campo intanto dice: “La talpa (el topo) è un animale che scava gallerie sottoterra, in cerca del sole, a volte la strada lo porta in superficie. Quando vede il sole diventa cieco”. Questa è una chiara allusione al concetto di viaggio che spesso è sia fisico che metaforico ed a riguardo si pensi ad esempio ai Canti Orfici di Dino Campana o a numerosi altri esempi che possono essere tratti dalla letteratura di ogni epoca. Intanto a cavallo il padre (el topo) e il figlio (bambino nudo) arrivano in un luogo pieno di carcasse sia di uomini che di animali ed in cui si sentono forti sia il ronzare delle mosche che i versi dei corvi. In pratica in quel posto era avvenuta una carneficina non molto tempo prima dato che trovano un uomo in fin di vita che lo implora di finirlo, di ammazzarlo. Allora “el topo” passa la pistola al figlioletto e gli chiede di ammazzarlo e questi esegue l’ordine paterno. Subito dopo “el topo” prende in braccio il figlio e il regista con un piccolo colpo di genio trasforma il fotogramma (trasgredisce il normale fluire delle immagini!) e riesce a far vedere la sua mano mentre si sta per infilare un quarto misterioso anello. Ed a questo punto parte una musichetta da valzer che ha un effetto altamente straniante sullo spettatore: in genere non ci si aspetta una musica allegra come un valzer dopo una scena così orribile! Compaiono tre banditi: uno che ha in bocca uno strano frutto che sembra proprio l’organo genitale femminile, un altro che affetta un frutto esotico dalla sembianza di organo genitale maschile ed infine il terzo che sta mimando un accoppiamento con una figura femminile ricavata da alcuni sassolini per terra. Questi tre banditi avevano avvistato “el topo” ed il figlio mediante un periscopio!. “El topo” riesce ad ammazzarne due e prima di ammazzare anche il terzo riesce ad ottenere l’informazione su chi fosse stato ad effettuare il massacro. “Sono stati cinque uomini che stanno presso il convento dei francescani” gli sussurra flebilmente questo bandito poco prima di morire. In questo convento ci sono i francescani prigionieri , legati e torturati da questi banditi. Un particolare che “ trasgredisce” nuovamente le aspettative dello spettatore è la presenza di un grammofono che non collima con la gravità della scena (che somiglia ad una Sodoma e Gomorra westerneggiante!). A questo punto mentre questi banditi torturano e violentano questi frati ecco che compare sulla scena la figura del colonnello, ossia il capo di coloro che hanno effettuato il massacro. Ed è una scena di una forza incredibile, che mischia in brevi sequenze sacro e profano: accompagnati da una donna, la donna del colonnello, si entra in una chiesa dove all’inizio ci sono dei maiali e subito dopo si vede la figura del colonnello che si trasforma un pò per volta in una figura cardinalizia o addirittura papalina ( sembra quasi che il colonnello-papa si stia preparando per un’uscita pubblica!). Questi fotogrammi personalmente mi hanno fatto pensare ad alcuni quadri di Francis Bacon e in particolare al ritratto di papa Innocenzo. Il colonnello-papa cerca di dimostrare la propria forza nei confronti dei banditi-fedeli e nei confronti della donna ma all’improvviso arriva “el topo” che depone il colonnello-sovrano-papa dalla sua autorità ed insieme ai banditi sudditi-fedeli lo evirano. A questo punto il colonnello deposto non riuscendo a resistere a questa umiliazione si spara in bocca. “ El topo” lascia il figlio in custodia ai frati francescani dicendogli: “ Distruggimi. Mai dipendere da qualcuno” e si allontana a cavallo con la donna del colonnello di cui probabilmente si è innamorato. Dalle sequenze successive Jodorovsky, secondo me comincia a ripercorrere la storia, la morale, la mitologia della nostra cultura giudaico-cristiana. Mosè è il primo riferimento che viene fra l’altro verbalizzato ma il riferimento è anche alle tentazioni di Cristo nel deserto. Ci sta anche il rito-mito della trasgressione che come in molte culture viene verbalizzato dalla donna ( vedi ad esempio il mito di Eva e del serpente ) infatti la donna di “ el topo” che nel frattempo è stata battezzata simbolicamente ed a cui l’uomo ha dato il nome di “Acqua amara”, gli sussurra che non lo ama poiché lui ancora non gli ha dato una prova. Questa prova deve consistere nell’uccisione di altri quattro pistoleri, i più forti pistoleri del deserto. Essi rappresentano anche quattro stili di vita differente: amore come spiritualità, amore idealizzato, amore come conoscenza e ricerca della perfezione ed infine amore come povertà e come non possesso. Tale atto di trasgressione viene intervallato da scene di omosessualità femminile. La trama del film continua e continua il viaggio di “el topo” ma d’improvviso con un salto temporale di migliaia di anni e dopo la sconfitta avvenuta con l’ultimo pistolero ecco “el topo” pronunciare le parole di Cristo: “ Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” e subito dopo immagini di una più moderna crocifissione. Come potrebbe avvenire una crocifissione nel mondo western?...è qua che Jodorovsky con delle inquadrature sui piedi sanguinanti e sui colpi nel costato di “el topo” mima simbolicamente la sua moderna crocifissione e con un velocissimo fotogramma inquadra i corpi delle due donne assassine che stanno facendo l’amore. Nelle immagini successive si vede questo moderno e diverso el topo- Cristo morto che viene portato mediante una lettiga fatta di rami di ulivo in un luogo altro…..( dal Calvario al Golgota). In ogni caso il riferimento esplicito è il calvario di Cristo e la mia associazione personale è con alcuni quadri di Goya e di Caravaggio che ritraggono la scena della crocifissione. Continuando a seguire la trama del film veniamo “catapultati” in una grotta in cui “el topo” ha cambiato aspetto insomma è diventato un altro personaggio. Questa parte del film si apre con la scena in cui una ragazza rachitica e deforme si avvicina ad “el topo”- Cristo risorto e mentre gli sta decorando la faccia lui apre gli occhi, la ragazza si spaventa e lui le dice : “ Non sono un Dio. Sono un uomo”. In pratica “el topo” si trova in una caverna piena di gente deforme a causa dei continui incesti e la donna gli rivela che lo ha accudito fin dalla sua nascita affinché egli aiuti questa popolazione deforme a risalire in superficie. Qui le metafore sono due: una è quella dell’attesa messianica della salvezza ed un’altra è quella della segregazione dei diversi che in modo differente è presente in quasi tutte le culture. Si pensi senza andare troppo indietro nella storia ai manicomi! Il tema della nascita e della rinascita viene evidenziato nella scena successiva in cui si vede letteralmente “el topo” nascere subito dopo un amplesso in cui “el topo” stesso si era accoppiato con l’anziana del villaggio. Per associazione questa scena mi ricorda certi quadri di Frida Kalo. Segue poi la scena del taglio della barba e dei capelli e la promessa agli abitanti della caverna di una futura libertà ottenibile scavando un tunnel che servirà per fare uscire i diversi-deformi e congiungerli con il villaggio. Uscito in superficie insieme alla donna deforme si ritrovano nell’America della seconda metà dell’ottocento in cui vige il dominio della razza bianca che commette omicidi su minoranze ed è perbenista e proibizionista. Si capisce fra le righe che qui l’intento di Jodorovsky è quello di criticare aspramente la società americana ottocentesca che per estensione chiaramente rappresenta il mondo contemporaneo in particolare gli stati più sviluppati. Intanto “el topo” si ingegna per fare soldi e diventa artista di strada per raccogliere i fondi necessari a scavare il tunnel ( qui notiamo una “sorta” di omaggio ai film di Fellini che spesso sono popolati di artisti di strada e al cinema muto di Chaplin e di Keaton). La scena successiva è ironica nel descrivere il razzismo: donne opulente e vecchie che somigliano alle donne dipinte da Fernando Botero, fanno delle avances all’inserviente-schiavo di colore il quale viene accusato e sommariamente giustiziato a testa in giù per delle presunte-inventate violenze sessuali nei confronti di queste donne. L’effetto dissonante di questa scena viene aumentato dall’applauso della folla al momento dell’uccisione di questo schiavo negro. Dopo altre scene allegoriche del mondo contemporaneo arriviamo in una chiesa in cui l’effige è data da un occhio ed i cui fedeli insieme al parroco organizzano una roulette russa per dimostrare l’esistenza di Dio ( come dire che chi ha fede si salva…nel senso che la pallottola non gli fracassa il cranio!). Segue l’incontro fortuito con il figlio di “el topo” oramai diventato un frate francescano che pur covando desideri di vendetta verso il padre reo di averlo abbandonato all’età si sette anni alla fine si unisce insieme a “el topo” e la sua compagna per terminare il tunnel. Terminato appunto il tunnel i deformi-diversi scappano convinti e contenti verso il mondo di superficie. Ed ecco l’Apocalisse: i bianchi uomini e donne saputa la notizia prendono i fucili e massacrano quest’altra minoranza. “El topo” come l’angelo sterminatore riesce ad ammazzare tutta la maggioranza dei bianchi poco prima di morire lui stesso. Il film si conclude con la compagna di “el topo” che ha appena partorito e che insieme al figlio (frate francescano) si avvia a cavallo.
by Mariano Lizzadro

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